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Issue #022 La beauty reporter che demolisce l’industria cosmetica, articolo dopo articolo
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Collage featuring an image of beauty reporter Jessica DeFino, and graphics of her beauty-critical newsletter The Unpublishable Jessica DeFino

La beauty reporter che demolisce l’industria cosmetica, articolo dopo articolo

L’industria cosmetica ti sta mentendo. Lo so perché prima venivo pagata per dire queste bugie. Ero una beauty editor.

Ma ovviamente non sapevo di mentire. Ero convinta delle cose che scrivevo per Marie Claire, Cosmopolitan e The Zoe Report con ogni fibra ultra esfoliata del mio corpo. Ero convinta che i prodotti cosmetici nutrissero la pelle (in realtà la maggior parte di essi squilibrano il microbioma cutaneo e danneggiano la barriera della pelle). Ero convinta che i segni dell’invecchiamento fossero dei difetti da correggere (in realtà, “invecchiare” è semplicemente sinonimo di “vivere”). Ero convinta che prendersi cura di sé stesse significasse acquistare bronzer, sieri e trattamenti anti-macchia (in realtà, gli incredibili sprechi generati dall’industria cosmetica accelerano il cambiamento climatico e tutti i problemi di salute ad esso associati). Ero convinta che le labbra dovessero essere carnose, le ciglia lunghe e le gambe glabre, e credevo che manipolare la propria fisionomia per andare incontro a questo ideale ci rendesse più emancipate (in realtà, questi standard di bellezza provengono dalle forze oppressive del patriarcato, della supremazia bianca, del colonialismo e del capitalismo).

Dopo aver pubblicato queste bugie per un anno, mi sono chiesta se non ci fosse in realtà qualcosa di storto nell’industria cosmetica. I brand lanciavano ogni giorno nuovi sieri “curativi”, ma i problemi cutanei cronici continuavano ad aumentare. I trattamenti laser e i filler per le labbra raggiungevano numeri da record, ma l’ansia per il proprio aspetto raggiungeva livelli massimi come non mai. La pressione di conformarsi a questo ideale di bellezza – un ideale che si presupponeva fosse più inclusivo che mai, mentre il settore sfornava cerottini per i brufoli skin positive, creme per il contorno occhi pro-âge e gamme amplissime di fondotinta al ritmo di 400 miliardi di dollari di profitti all’anno – era sempre più associata a depressione, dismorfia facciale o corporea, disordini alimentari, autolesionismo e perfino suicidio. 

Mi sono quindi resa conto che i prodotti prosperavano. Ma le persone? Le persone no.

All’improvviso, tutto per me era chiaro e trasparente come una passata di lucidissimo gloss: l’industria stava prosperando a spese delle persone! I media del settore beauty generavano la maggior parte dei profitti dagli inserzionisti (i brand cosmetici) e dalle vendite affiliate (prodotti cosmetici), e il modo più affidabile per promuovere questi brand e prodotti (“prova questa nuova maschera rigenerante”) era quello di screditare le persone (“la tua pelle non è liscia abbastanza”).

Ho quindi deciso che non volevo più far parte di quel mondo. Volevo denunciare come gli standard di bellezza danneggiassero le persone e come le aziende sfruttassero questo danno per raggiungere i loro obiettivi di vendita. Ho iniziato indagando sul razzismo nel settore della cura delle unghie. Ho proposto la mia storia a decine di riviste ma mi è stato detto che avrebbe offeso gli inserzionisti (ossia, ahimè, le aziende razziste di prodotti per le unghie). Ho presentato articoli su come lo sguardo maschile influenzi il make-up, come la skincare priva di olio sia una truffa, come la cultura della bellezza sia solo una cultura della dieta mascherata… e tutti i media del settore beauty mi hanno detto “no”.

Così ho mollato tutto. Ho creato la mia newsletter, The Unpublishable, un luogo dedicato a contenuti critici sul settore della cosmesi che le maggiori riviste non possono o non vogliono pubblicare (compresi tutti gli articoli che ho indicato in precedenza), vuoi tu per placare gli inserzionisti, preservare i rapporti con i brand o aggrapparsi agli ideali obsoleti e ai miti pubblicitari che incentivano i consumatori a consumare.

Sono passati due anni da allora, e The Unpublishable è diventato un collettivo di quasi 30.000 lettori e lettrici che esplora un approccio pro-individuo e poco incentrato sui prodotti, perché la verità è che la bellezza non dovrebbe rovinarti la pelle, l’autostima o il portafoglio.

Jessica DeFino è una giornalista freelance nel settore beauty che ha scritto per The New York Times, Vogue, Allure e altre testate. È autrice della newsletter The Unpublishable in cui critica l’industria della cosmesi 

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